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kubeia#4 (2010)

“Giocare indica un movimento.
Senza movimento non esiste gioco.”
F. G. Junger

 



Progetto e Coreografie
Monica Farnè



Progetto musicale di Monica Farnè su musiche di 

Laurie Anderson, Jonny Greenwood, David Lang, Alva Noto, Ryuichi Sakamoto



Animazione Video a cura di

Mou Factory



Danza

Elisa Barbazza, Elisabetta Farnè, Anna Mantovani, Monica Mignone, Silvia Papetti, Elena Spada

Strumenti di gioco:

1 plancia 6 mt x 10 mt, un dado virtuale e 50 simboli
Scopo del gioco: il gioco stesso
*L'andamento del gioco è regolato dal lancio del dado virtuale che, una volta lanciato, lascerà un solo simbolo sulla plancia.
*I giocatori potranno attuare la loro performance solo dopo che il dado è stato lanciato.
*La performance sarà eseguita in relazione al simbolo che il dado avrà lasciato sulla plancia



 

Kubeia #4 è la quarta fase di un progetto iniziato nel 2007 dedicato al gioco.
Kubeia (da kubos, cubo, cioè dado per giocare) è un progetto in cui i principi del gioco (abilità, spazio, regole, tempo, casualità) vengono trasportati nell'ambiente coreografico creando un andare e venire tra i due ambiti. Questo presupposto implica trasformare e trasferire le caratteristiche non “produttive” dei giochi in quelle “produttive” della performance.  In Kubeia vengono proposte situazioni basate sull'agire un gioco-partita in cui i giocatori sono i danzatori. Essi si confrontano all’interno di uno spazio simbolico, una sorta di plancia da gioco, disegnata sul pavimento. La “partita”, o meglio la performance, è costituita da quattro manches ognuna delle quali è regolata dalla relazione che i danzatori stabiliscono con il simbolo che un dado virtuale “pesca” tra una serie di 50 simboli che scorrono in maniera casuale nella video animazione.  Questa situazione offre loro la possibilità di esplorare diversi livelli di interplay: dall'uso di strutture precostituite fino all'improvvisazione, all’interno  di un sistema in cui l’aspetto aleatorio garantisce molteplici stati di presenza e coinvolgimento di chi agisce sulla scena.
Giocare diventa quindi uno strumento che permette di andare oltre il semplice agire un ruolo, poiché l’ambiente limitato, le regole, il tempo, permettono di stabilire una vasta gamma di rapporti tra motivazione al movimento, azione, percezione sonora e visiva. Nonostante le regole e i meccanismi imposti dal gioco che determinano ciò che i giocatori possono e non possono fare, non cambiano quegli elementi che fanno dell’atto performativo qualcosa di inaspettato, nuovo, sorprendente, unico che lascia ai danzatori la libertà di avventurarsi e lasciarsi attrarre dalla casualità, di “mettersi in gioco” in una partita il cui scopo è il gioco stesso. Senza dimenticare che intraprendere un'azione al di fuori delle regole e dei limiti costituisce generalmente un errore o fallo, e se quest'ultimo è intenzionale significa barare. Quindi....Faites votre Jeu!

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